10 dicembre 2013

Diabete: educare al cambiamento


L’EDUCAZIONE TERAPEUTICA PER IL CAMBIAMENTO DELLO STILE DI VITA NEI PAZIENTI DIABETICI – PROGETTO GOVERNO CLINICO DEL PAZIENTE DIABETICO DI NUOVA DIAGNOSI
Mancastroppa G1 (Foto), Gastaldi L1, Pozzoli A2, Zavaroni D1   

1 UOSD Diabetologia e Malattie Metaboliche AUSL Piacenza ; 2 Servizio Dietetico AUSL Piacenza   

Razionale

Negli ultimi anni numerosi studi hanno evidenziato come un trattamento precoce e intensivo del diabete, effettuato dal momento della diagnosi, sia associato ad una migliore prognosi e a una minore frequenza di complicanze croniche. All’opposto, se il compenso glicemico si mantiene a lungo inadeguato, vi è un peggioramento della prognosi e un aumento del rischio di complicanze, con conseguenti ripercussioni sulla qualità di vita dei pazienti stessi e sui costi assistenziali.  L’ostacolo principale alla riuscita di un intervento precoce è rappresentato dal fatto che il diabete è una malattia cronica che può interferire pesantemente con le abitudini di vita dei pazienti. Per essere efficace il trattamento non può quindi limitarsi alla sola prescrizione di farmaci ma deve coinvolgere diverse figure professionali al fine di agire anche sulla sfera psicologica e motivare il paziente ad un cambiamento radicale dello stile di vita. Lo scopo del nostro lavoro è stato quello di costruire un progetto per fornire la migliore assistenza ai pazienti diabetici di nuova diagnosi.


Materiali e metodi

I pazienti reclutati avevano un’età compresa fra i diciotto e i settant’anni, una diagnosi di diabete mellito di tipo 2 da meno di dodici mesi o un pregresso diabete gestazionale, condizione assimilabile al diabete di tipo 2. Durante il primo accesso al Servizio Diabetologico veniva eseguita valutazione multidisciplinare da parte di medico, dietista e psicologa. Nel corso della visita medica i pazienti ricevevano inoltre il materiale per effettuare l’automonitoraggio e venivano addestrati all’uso del glucometro. Ad un gruppo di pazienti  veniva fornito un diario prescrittivo sull’attività fisica mirato. La dietista elaborava un piano nutrizionale personalizzato, svolgeva l’educazione alimentare e consegnava un opuscolo informativo nel quale era illustrata la patologia diabetica, la composizione nutrizionale degli alimenti, quali alimenti preferire e quali evitare, i consigli per eseguire una corretta attività fisica e il diario alimentare. Durante il colloquio psicologico veniva valutata la qualità di vita e la motivazione al cambiamento tramite la compilazione dei questionari MAC 2 AL, MAC 2 AF, SF 36.  Dopo un mese la dietista rivalutava i pazienti per monitorare l’aderenza alla dieta e la compliance generale e la psicologa eseguiva colloqui mirati al rinforzo della motivazione e alla focalizzazione sulla persona come parte attiva nella terapia. I pazienti eseguivano poi visite periodiche ad intervalli di tre mesi con tutto il team diabetologico. Risultati. I pazienti hanno mostrato un miglioramento di tutti i parametri glico-metabolici, una riduzione del peso corporeo, del BMI e della circonferenza addominale. Dalla valutazione del diario alimentare e dell’attività motoria, è emersa una buona aderenza alla dieta, mentre scarsa è risultata l’aderenza all’attività fisica regolare, tranne che nel gruppo di paziente con diario prescrittivo personalizzato. I questionari somministrati hanno evidenziato come le possibili cause di malessere abbiano un legame con le abitudini alimentari errate, con la disabitudine a praticare attività fisica con regolarità e, in modo più allargato, con aspetti relativi allo stile di vita.  

Conclusioni

Questo studio, pur limitato dalla breve osservazione dei pazienti, sembra suggerire che l’intervento di un team multiprofessionale sia l’arma vincente per migliorare l’adesione dei paziente al percorso terapeutico. In particolare, ha mostrato che la resistenza dei pazienti al cambiamento dello stile di vita nella maggior parte dei casi è legata a picchi emotivi cui conseguono reazioni fisiche come l’aumento dei valori glicemici, come se il corpo acquistasse una sorta di “memoria” in  circostanze stressogene. La consegna di un diario dell’attività fisica con “prescrizione” mirata di opuscoli didattici e informativi sulla dietoterapia e i colloqui psicologici di rinforzo, hanno garantito una migliore aderenza dei pazienti. Questi dati necessitano però di conferme derivanti da una valutazione più protratta nel tempo e su un campione di pazienti più numeroso.   

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