Marco Malaguti
Dipartimento di Scienze per la Qualità della Vita - Università di Bologna
ASAS – “Associazione per la Salute correlata all’Alimentazione e agli Stili di vita”
Alimentazione e nutrizione sono temi che
ormai da parecchi anni hanno grande risalto attraverso tutti i sistemi di
informazione, in televisione, sui giornali per non parlare di ciò che accade
sulla “rete”; tuttavia nonostante questa forte attenzione troppo spesso ci si
dimentica di parlare e considerare l’importanza di un alimento fondamentale per
la vita e la salute, l’acqua.
Tutti sappiamo che il corpo di un uomo
adulto è costituito per circa il 60% da acqua, lo abbiamo studiato a scuola,
letto sui giornali e sentito ripetere più volte ogni volta che si avvicina la stagione
estiva, eppure spesso non ci ricordiamo di bere a sufficienza tanto che molte
persone vivono costantemente in un leggero stato di disidratazione.
Il problema è ancora più evidente per le
persone che praticano attività sportiva per le quali un’ottimale idratazione è condizione
necessaria senza la quale non è nemmeno possibile pensare di poter svolgere una
prestazione accettabile.
Gli esperti del settore sembrano ormai
abbastanza concordi nell’affermare che l’organismo umano sia capace di
tollerare solo modeste variazioni negative del proprio contenuto idrico, tanto
che durante una prestazione sportiva, allenamento o competizione che sia, una
perdita di liquidi superiore al 2% del proprio peso corporeo è sufficiente ad
impedire all’organismo di esprimere completamente la propria capacità
prestativa.
Cosa significa perdere una quantità di
liquidi pari al 2% del peso corporeo? Significa semplicemente aver eliminato
dal proprio organismo una certa quantità di sudore, se vogliamo fare un esempio
significa che un uomo di 75 kg si troverà, al termine dell’allenamento, ad aver
perso circa 1,5 litri di sudore, cosa che in funzione della durata
dell’esercizio fisico ed in condizioni di temperatura ed umidità medio/elevate
è assolutamente possibile, la figura 1
mette in risalto come in funzione dell’intensità dello sforzo fisico e delle
condizioni ambientali il tasso di sudorazione possa raggiungere livelli a dir
poco sorprendenti. Prendiamo l’esempio di un’attività come la corsa, alla
velocità di 0,15 Km/min (9 Km/h, velocità assolutamente sostenibile dalla
maggior parte dei soggetti che svolgano attività fisica con regolarità) si può
facilmente notare dalla figura 1 come
la quantità di sudore prodotta sia di circa 0,3 L/h in condizioni di clima
favorevole, mentre possa addirittura quadruplicare in condizioni ambientali
calde e umide.
Figura
1: Tasso di sudorazione in
funzione di velocità della corsa e condizioni ambientali (modificato da Biagi
et al. 2010).
Questo semplice esempio per dimostrare
come anche svolgendo attività di media intensità si possa facilmente eliminare
una quantità di liquidi pari o superiore al 2% del proprio peso corporeo
specialmente nei mesi estivi quando il clima è meno favorevole. Perdite di
liquidi superiori a questa percentuale sono già sufficienti a ridurre sensibilmente
la prestazione atletica.
Sebbene questa osservazione possa sembrare ovvia, la realtà dei fatti ci
dimostra come nella pratica moltissimi soggetti, anche atleti professionisti, non solo si idratino in maniera
insufficiente durante l’esercizio fisico, ma addirittura si accingano ad
iniziare l’attività fisica in uno stato di leggera disidratazione, cosa che
necessariamente li porterà a vedere il proprio stato di idratazione peggiorare
ancora più rapidamente durante un allenamento o una competizione (Volpe 2009) e di conseguenza produrre una prestazione inferiore alle possibilità.
Sebbene la maggior parte degli studi che si sono occupati della relazione che
intercorre tra stato di idratazione e prestazione sportiva siano stati condotti
su soggetti che praticavano attività di endurance, alcuni studi hanno
dimostrato che anche durante attività complesse, come possono essere
considerati gli sport di squadra, l’idratazione gioca un ruolo chiave nel
determinare la qualità della performance. Risalgono infatti alla fine degli
anni ’90 studi condotti sui calciatori nei quali si dimostrò che la capacità
degli atleti nell’effettuare test specifici risultava fortemente compromessa se
nel corso dell’allenamento precedente ai test si impediva agli atleti di
idratarsi (McGregor 1999). Similmente nel 2001 Devlin et al. dimostrarono che
la precisione di tiro in giocatori di cricket peggiora drasticamente quando gli
atleti si trovano in uno stato di disidratazione pari al 2,5% del proprio peso
corporeo rispetto a quando il livello di disidratazione è contenuto allo
0,5%del peso corporeo.
Se come è ormai chiaro l’idratazione è un
parametro essenziale per garantire l’esecuzione di una prestazione ottimale che
l’atleta e lo sportivo sappiano capire se all’inizio di una data attività
fisica il loro organismo si trova in una condizione di corretta idratazione. Non
tutti gli studiosi sono concordi nell’indicare quale sia la tecnica migliore
per definire lo stato di idratazione di un soggetto prima che questo inizi una
determinata attività fisica: uno tra i parametri che sembrano correlare
maggiormente con le variazioni di peso corporeo durante l’attività fisica è
l’osmolalità (numero di particelle osmoticamente attive per ogni Kg di
solvente) plasmatica, tuttavia la difficile determinazione dei livelli di
questo parametro rende necessario individuare un diverso marcatore che permetta
di stimare il livello di idratazione. Parametri urinari come il colore, la
conduttività elettrica risultano particolarmente sensibili anche a modeste
variazioni dello stato di idratazione se considerati in un intervallo di tempo ampio.
È dimostrato, infatti,
un certo grado di correlazione tra il colore delle urine prima dell’inizio di
una attività fisica e lo stato d’idratazione di un soggetto. Sebbene questo
metodo presenti forti limiti in termini di precisione rimane comunque valido e
presenta numerosi vantaggi: è rapido, per nulla invasivo e soprattutto non
richiede alcun tipo di strumentazione. Nel 2000 Armstrong mise a punto una
scala di colorazione che permette di stimare a colpo d’occhio lo stato di
idratazione di un soggetto basandosi sul colore delle urine, tale scala, che si
compone di otto gradazioni diverse, è riportata in figura 2, fino a quando
il colore delle urine corrisponde al grado “3” il soggetto può considerarsi correttamente
idratato, mentre dal quarto all’ottavo grado il soggetto si troverà in uno
stato di disidratazione crescente da moderata a grave.
Figura 2:
Scala dei colori che l’urina può assumere in funzione del livello di
idratazione dell’organismo.
Un
soggetto è correttamente idratato quando il colore corrisponde ai livelli da 1
a 3, mentre risulta da moderatamente a gravemente disidratato quando il colore
delle urine corrisponde alle colorazioni da 4 a 8. (modificato da Armstrong et
al. 2000).
Conoscendo la scala presentata in figura 2 non solo l'atleta, ma anche la persona comune può avere un'indicazione di quale sia il proprio stato di idratazione in ogni momento della giornata. Essere correttamente idratati non è semplicemente la prima regola per una prestazione sportiva al massimo delle proprie possibilità, ma è anche la condizione di partenza essenziale per un'alimentazione sana e aver cura della propria salute.
Bibiografia
Armstrong L.E. Performing in extreme
environments. Champaign IL, USA: Human Kinetics, 2000.
Biagi P. et al.
Alimentazione per lo sport e la salute. Milano, IT: Casa Editrice Ambrosiana,
2010.
Devlin LH, et al.
Moderate levels of hypohydration impairs bowling accuracy but not bowling velocity in
skilled cricket players. J Sci Med Sport. 2001: 4: 179-87.
McGregor S.J.,
et al. The influence of intermittent high-intensity shuttle running and fluid
ingestion on the performance of a soccer skill. J Sports Sci 1999: 17: 895-903.
Sawka M. Effects of body water loss on physiological function and exercise
performance, in Perspectives in Exercise Science and Sports Medicine 1990,
Volume 3: Fluid Homeostasis During Exercise. Indianapolis : Benchmark Press.
Sawka M.N.
et al. Exercise and fluid replacement. Med Sci Sport Exerc 2007: 39:377-390.
Schedl H.P. Intestinal absorption during rest and exercise: implications for
formulating an oral rehydration solution (ORS). Proceedings of a roundtable
discussion. Med Sci Sports Exerc 1994: 26:267-80.
Verde T.et
al. Sweat composition in exercise and in heat. J Appl Physiol1982: 53:1540-1545
Volpe S.L., et al. Estimation of prepractive hydratation status of
National Collegiate Athletic Association Division I athletes. J Athletic
Training 2009: 44: 624-629.
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